Il fascino di una 100 km che ti rimane nel cuore
di ENZO CASTELLANO
100 km del Passatore, l’orgoglio di 19 ‘esaltati’ o ‘pazzi coraggiosi’ del TEAM LBM SPORT
Non è facile trovare una giusta, o comunque adeguata, definizione per chi corra la 100 km del Passatore, partenza pomeridiana da Firenze, a 128 m sul livello del mare, e arrivo a Faenza, a 34 m sul livello del mare, di sera per i più capaci, o nel cuore della notte per chi sta intorno alle 12-13 ore, o all’alba per chi va oltre. Più facile parlare di 19 ‘esaltati’ del TEAM LBM SPORT, se non proprio di ‘pazzi’, perché la distanza è disumana, ovvero non è proprio prevista nella storia umana. Già la maratona è un di più, solitamente non si corre per 42 e passa km, figurarsi poi una ultra maratona, anche se queste vanno sempre più di moda. Eppure…, eppure la 100 km del Passatore trova ogni anno nuovi adepti, segna sempre nuovi iscritti, registra tentativi o messa in gioco, stimola sfide future. E quest’anno sono stati per l’appunto in 19, la gran parte new entry, quelli del TEAM LBM SPORT che hanno affrontato la prova. E si potrebbe anche parlare di 19 coraggiosi, visto che tra la prima e l’ultima misura di altitudine sul livello del mare – 128 a Firenze e 34 a Faenza – ci sono pendenze molto, molto pesanti ed insidiose. Per esempio la salitaccia, una vera e propria ‘impettata’, dal 4° al 7° km, verso Fiesole, a quota 295m s.l.m. e pendenza che in quei 5 km arriva a sfiorare l’8%; poi salita appena più dolce, ma sono stati percorsi già 10 km, e quindi il falsopiano che porta a Vetta Le Croci, a quota 518 m s.l.m., quindi discesa-falsopiano e a seguire c’è la salita tosta. Quella che in un panorama di boschi e tornanti porta dal km 31,5 (Borgo San Lorenzo, primo traguardo intermedio) al km 48 a Colla di Casaglia (secondo traguardo intermedio), quota 913 m e con pendenze anche fino al 15% che è bene affrontare anche camminando, senza alcuna vergogna e senza sentirsi punti nell’orgoglio. E si è ancora a metà percorso, ci vorranno altri 50 km prima di tagliare il traguardo faentino. Sono 50 km che via via degradano di pendenza, passando per Marradi (km 65, ultimo traguardo intermedio), San Cassiano (km 76,1), Fognano (km 84,8), Brisighella (km 88,5) Errano (km 94,5) ed infine Faenza. Anzi occorre attenzione perché la discesa rischia di diventare insidiosa al pari della salita. A quel punto è molto importante la testa, l’equilibrio mentale. Ebbene, questi 19 – nell’ordine di arrivo, Ettore Augelli, Andrea Di Cocco, Fabrizio Del Papa, Mirko Barigelli, Fabrizio Tenaglia, Armando Feola, Umberto Consarino, Vincenzo Dentamaro, Adriano Scifoni, Antonio Bartolino, Alessandro De Tommaso, Massimo Carosini, Stefano Vaccari, Patrizio Monacelli, Paolo Tannino, Simona Mellozzi (unica donna del team), Rosario Moccaldo, Enrico Volpi e Saverio Angella – ce l’hanno fatta, in un arco di tempo tra le quasi 13 ore e le 20 ore, e meritano un grande plauso. Correre in compagnia è quanto mai importante in simili circostanze, il riferimento può essere anche un ciclista, purché sia un riferimento capace di cogliere i momenti di crisi dell’altro e provi a saper gestire la situazione. Bene hanno fatto ad esempio Di Cocco, Del Papa, Barigelli e Tenaglia a procedere sempre insieme, in una sorta di staffetta continua, come pure – e qui era quasi scontato! – Rosario Moccaldo e Simona Mellozzi. Certo, i chilometri sono tanti, la tentazione di mollare presumo elevata, il silenzio della notte può essere un’insidia. Eppure tutto è andato liscio, i nostri 19 ce l’hanno fatta, gli accompagnatori – in bici o a piedi, e per tratti molto lunghi – hanno svolto il loro ruolo rivelandosi forse decisivi, specie nella seconda parte di gara. Vivere le emozioni di una notte di corsa può apparire eccessiva, eppure non è certo frequente poter godere della ‘musica’ dei ruscelli che senti scorrere intorno a te tra i boschi, e non li vedi, oppure dei canti e suoni degli animali notturni, oppure illuminare con la torcetta in fronte, tipo minatore, una zona verde recintata e vedervi una mandria di bovini al pascolo! Certo, ci vuole la massima attenzione perché il traffico automobilistico non si ferma, le torcette diventano fondamentali. E non si può negare l’emozione che ti dà vedere quel portatore di disabilità che comunque tiene duro, si fa aiutare e quasi trainare (specie in salita) ma non molla, e al traguardo ci arriva sì. E quando alla fine si passa quel traguardo, come hanno fatto quest’anno quei nostri 19 compagni di strada del TEAM LBM SPORT, tutto è ormai dietro le spalle. L’alba che segna gli ultimi chilometri è decisamente bella, per chi fa tutti e 100 i km e per chi ha svolto il ruolo di accompagnatore, anche parziale (magari sono stati gli ultimi 53 km…). Incoscienza, o esaltazione, o coraggio degli uni e degli altri? Forse semplicemente passione, magari eccessiva, come in tutte le cose della vita che ci piacciono e ci inducono a non fermarsi. E il prossimo anno io ci sarò ancora.