La mira di Jigen

Categoria: Corsa e dintorni 

Poliedrico interprete di ogni distanza, quando mette nel mirino una competizione difficilmente fallisce il bersaglio. Solido, caparbio, ma sempre disponibile nel dare consigli e trasmettere il messaggio positivo della corsa: non perdere mai la passione.

«Tutto diventa molto semplice e facile quando il trucco viene spiegato». L’aforisma non è famoso quanto l’autore. A pronunciare tali parole è Daisuke Jigen, braccio destro dell’inafferrabile Lupin III, in un episodio dell’infinita saga nipponica. Cecchino fenomenale, uomo taciturno, scorbutico quanto leale, rivoltella Smith & Wesson e sigarette come biglietto da visita. Eccezion fatta per la pistola d’ordinanza e la caratteristica barba che spunta dall’alto verso il basso, il protagonista della nostra storia è completamente diverso dal celebre personaggio d’animazione giapponese. Eppure il suo soprannome è proprio Jigen. «È stato un collega ad affibbiarmelo, ha subito funzionato ed è rimasto come marchio di fabbrica». Cappello con visiera rovesciata, completo nero, immancabili occhiali da sole. Sorridente, chiacchierone e disponibile con tutti. Questo è Andrea, quarantasettenne atleta di punta di LBM Sport Team. Fisico asciutto, corsa elegante, falcata stretta e leggera, buona per ogni distanza. Un passato da calciatore, la passione per il running sbocciata quasi casualmente. Galeotto fu il padre di un compagno di basket del figlio, suo primo “talent scout”, capace di apprezzarne il gesto durante il jogging settimanale. Sono passati sei anni dall’ormai lontano “Corri per la befana”, esordio ufficiale della nuova carriera sportiva. E quanti chilometri macinati da quella prima gara. La corsa come strumento per conoscere se stessi, perché un silenzio prolungato, scandito dalle pulsazioni del cuore, può essere riempito da mille riflessioni, pensieri ed emozioni. La prima Maratona di Roma, come il primo amore, non si scorda mai. La 100 km del Passatore l’ha stregato. Per non parlare dell’epica 100 Meilen di Berlino, il suo capolavoro: correre nella Storia per scrivere la propria. I suoi tempi? Strepitosi, semplicemente. «Se abbasso i miei personali sono felice. È la conseguenza di un lavoro di costanza ed abnegazione che però non deve diventare ossessione. Guai a perdere la leggerezza a favore dell’ambizione cronometrica». Quella leggerezza che lo porta senza proclami e con seria discrezione a cimentarsi “ogni maledetta domenica”, da stakanovista consumato. Obiettivo? Mettersi alla prova, per superare i limiti e raggiungere nuovi ambiziosi traguardi: «La 100 km del Sahara e una Maratona in meno di tre ore!» Il tutto continuando a divertirsi, senza dimenticare di aiutare gli altri. Come? Nelle vesti di pacer di lusso, a vantaggio di chi lo vede come un mito inarrivabile. Ora che il trucco è stato spiegato, come scritto in apertura, la ricetta del successo potrebbe sembrare facile. Ma non è così. Andrea l’ha trovata, studiata ed interpretata con umana semplicità. Un top runner gentiluomo, come quel famoso ladro dalla giacca colorata, di cui Jigen era la spalla perfetta, tra una sigaretta e l’altra.